Silvia Baruffaldi, Autore a Auto&Design https://autodesignmagazine.com/author/silviabaruffaldi/ Auto & Design Magazine Fri, 25 Apr 2025 15:31:05 +0000 it-IT hourly 1 KATHARINA SACHS, VOLVO: UNA BASE SOLIDA https://autodesignmagazine.com/2025/04/katharina-sachs-volvo-una-base-solida/ Fri, 25 Apr 2025 15:31:05 +0000 https://autodesignmagazine.com/?p=69880 Mai come in questo periodo, in cui non si parla d’altro che di dimensione digitale e intelligenza artificiale, Auto&Design ha raccolto così tante testimonianze da parte dei responsabili del car design su quanto sia importante continuare a realizzare modelli fisici. Ne abbiamo avuto ulteriore conferma da Katharina Sachs, tedesca trentaduenne senior exterior designer [...]

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Mai come in questo periodo, in cui non si parla d’altro che di dimensione digitale e intelligenza artificiale, Auto&Design ha raccolto così tante testimonianze da parte dei responsabili del car design su quanto sia importante continuare a realizzare modelli fisici. Ne abbiamo avuto ulteriore conferma da Katharina Sachs, tedesca trentaduenne senior exterior designer Volvo, che abbiamo incontrato presso la scuola AgenForm CEMI (Centro Europeo Modellismo Industriale) a Savigliano, a un’ora d’auto da Torino, dove è tornata in aprile per una giornata di incontri a testimonianza della sua esperienza.

La sua storia professionale affonda le radici proprio tra i banchi di AgenForm CEMI, un’istituzione nata nel 1998 dalla collaborazione con A.N.F.I.A. (Associazione Nazionale Filiera Industria Automobilistica) e affermatasi come un polo formativo di riferimento, attirando studenti da ogni angolo del globo desiderosi di intraprendere una carriera di modellista nel settore del transportation design. Il percorso di Katharina Sachs, che tra l’ottobre 2010 e il luglio 2011 ha frequentato il corso Tecnico Modellismo Industriale quando era appena diciassettenne, ne è un esempio eloquente.

Come la stessa Katharina ha sottolineato, l’esperienza italiana ad AgenForm CEMI le ha fornito una «profonda comprensione della progettazione 3D e della trasformazione delle idee in realtà tangibile». In un settore dove il passaggio dal concept virtuale all’oggetto fisico è tutt’altro che scontato, la padronanza della modellazione in argilla rappresenta un ponte insostituibile. Le mani del designer diventano strumenti per dare forma alle visioni, per esplorare volumi e superfici con una libertà e una sensibilità che difficilmente un software può replicare appieno. «Ho imparato come colmare il divario tra idea e pratica, fra concetto ed esecuzione, sviluppando sia le competenze tecniche sia la mentalità creativa necessarie per dare vita ai progetti». La modellazione in clay non è solo una tecnica manuale, ma una vera e propria palestra per la mente creativa. Permette di sviluppare un senso dello spazio, delle proporzioni e del fluire delle linee che sono essenziali per un design automobilistico armonioso e accattivante.

Il corso di modelleria ha inoltre instillato in Katharina una filosofia progettuale radicata nella comprensione del mondo fisico. «Mi ha insegnato che ogni materiale ha una sua logica e che il design di successo riguarda il rispetto e l’utilizzo di tale logica piuttosto che l’insistenza sulla forma senza comprenderne le fondamenta». Dopo l’esperienza formativa a Savigliano, che le ha fornito le solide basi tecniche, Katharina ha proseguito il suo percorso con un’esperienza presso l’Italdesign Giugiaro e poi con gli studi più specifici in design automobilistico all’Università di Pforzheim. Proprio l’esperienza pratica acquisita grazie ad AgenForm CEMI le ha permesso di accedere a quella università, dove l’esperienza in officina era un requisito d’ammissione.

L’approdo in Volvo Cars nel 2017 ha segnato l’inizio di una brillante carriera culminata con la leadership del design esterno della rivoluzionaria EX30. Un successo che, come Katharina stessa riconosce, ha le sue fondamenta nell’apprendimento delle «basi di come lavorare con i volumi e costruire superfici» acquisite alla scuola di Savigliano, «elementi chiave per trasferire con successo le idee di design nella realtà», soprattutto in un’epoca in cui il design gioca un ruolo cruciale nel comunicare la tecnologia all’avanguardia presente nelle automobili. Il ritorno di Katharina Sachs ad AgenForm CEMI non è stato solo un’occasione per celebrare un percorso professionale di successo, ma anche un momento di ispirazione per i giovani studenti che, come lei un tempo, muovono i primi passi nel mondo affascinante e complesso del design automobilistico.

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KIA CONCEPT EV2, PICNIC IN THE CITY https://autodesignmagazine.com/2025/03/kia-concept-ev2-picnic-in-the-city/ Mon, 03 Mar 2025 09:45:37 +0000 https://autodesignmagazine.com/?p=69015 «La Concept EV2 anticipa il modello più compatto nella nostra gamma EV. Un veicolo versatile, un Suv compatto e agile che esprime un carattere innovativo e avventuroso, liberando potenzialità per uno stile di vita urbano attivo. L’abbiamo creata ispirandoci al concetto di “picnic in the city”». Così Karim Habib, Senior Vice President e [...]

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«La Concept EV2 anticipa il modello più compatto nella nostra gamma EV. Un veicolo versatile, un Suv compatto e agile che esprime un carattere innovativo e avventuroso, liberando potenzialità per uno stile di vita urbano attivo. L’abbiamo creata ispirandoci al concetto di “picnic in the city”». Così Karim Habib, Senior Vice President e capo di Kia Global Design, ha introdotto il più piccolo dei veicoli presentati al Kia EV Day il 24 febbraio scorso a Tarragona, in Spagna.

Un concetto insolito, ma il marchio coreano ci ha abituati a proposte progettuali che esulano dalla consuetudine. «I contrasti danno forma al mondo in cui viviamo, non a caso la nostra filosofia creativa si chiama Opposites United. Siamo creativi e amanti del rischio, ci sfidiamo continuamente, perseguendo soluzioni originali e audaci nella ricerca di nuovi modi di fare le cose. Il progresso ci rigenera», prosegue Habib, spiegando anche il perché del “picnic cittadino”. Per comprendere questa idea non basta però soffermarsi sulle superfici robuste e verticali dell’esterno: bisogna accedere all’interno, spalancando le porte che si aprono a doppio battente in assenza del montante centrale. 

«Il carattere dell’abitacolo può essere espresso al meglio con il termine scatola da picnic, perché ne sottolinea la versatilità. I sedili posteriori ripiegabili consentono alla prima fila di scorrere indietro estendendo lo spazio e offrendo nuove possibilità di utilizzo». In questo modo, sebbene ci si trovi a bordo di una vettura compatta, si rende disponibile un’ampia area libera da utilizzare come si desidera. Magari per un picnic, appunto, sedendosi per terra utilizzando i cuscini progettati apposta per essere estratti dai sedili. «Abbiamo disegnato questa concept anche per rompere le limitazioni della mobilità per le vetture compatte. Le sedute mobili con cuscini removibili e gli accessori per organizzare il vano bagagli consentono la massima flessibilità anche per trasportare i propri oggetti come si preferisce. Il veicolo diventa un compagno ideale per ogni luogo ogni giorno, il più piccolo nella nostra gamma EV ma quello con la personalità più grande».

L’abitacolo della Concept EV2 è innovativo anche per i materiali impiegati, spiega ad Auto&Design Nathalie Bucher, senior designer CMF che ha seguito il progetto al Kia Europe Design Center (collaborando con lo studio della casa madre in Corea). «Trattandosi di una concept car è un’occasione per presentare gli sviluppi delle nostre ricerche. Alcuni materiali sono già molto vicini alla produzione, mentre altri sono allo stadio di ricerca avanzata. I rivestimenti in azzurro chiaro brillante sono realizzati con un poliuretano a base di micelio, un fungo dalle proprietà luminescenti che abbiamo impiegato anche coltivandolo insieme a degli scarti agricoli per ottenere un altro materiale naturale al 100 per cento».

La fascia di colore rosso scuro che attraversa la plancia è a sua volta completamente compostabile: «E’ realizzata con fibre di cellulosa, quindi una sorta di carta. Si parte in forma liquida, viene inserito in uno stampo e pressato in forma. La superfice in rilievo deriva dallo stampo, non ci sono scarti di lavorazione ed è biologico per oltre il 95 per cento, messo nella terra si dissolve. L’inserto nella parte inferiore (dall’aspetto marmorizzato, n.d.r.) è invece il nostro modo di usare il pellame, un materiale che abbiamo scelto di non adottare, ma in questo caso si recuperano pelli usate, tagliuzzate e aggiunte a una resina biologica in un processo di upcycling».

Naturali sono anche le fibre di lino impiegate sul retro dei sedili, un guscio realizzato con un composito messo sottovuoto e termoformato in cui rimane visibile la trama, proprio come avviene per la fibra di carbonio. Gli elementi sospesi che costituiscono la parte centrale degli schienali è invece in poliuretano stampato in 3D per ottenere una rete elastica, «motivo per cui non è stato ancora impiegato un materiale naturale», precisa Bucher, e arriva dallo stesso fornitore che produce le suole delle scarpe Adidas, con cui condivide le stesse caratteristiche di leggerezza, elasticità e robustezza

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VOLVO EX90 E XC90, AMMIRAGLIE ON THE ROAD https://autodesignmagazine.com/2025/02/volvo-ex90-e-xc90-ammiraglie-on-the-road/ Mon, 24 Feb 2025 08:23:17 +0000 https://autodesignmagazine.com/?p=68838 Una grande griglia a trama diagonale e un frontale chiuso attraversato da un unico, inconfondibile, tratto trasversale. Fari altrettanto identitari grazie al “martello di Thor”, ma in due interpretazioni, una più nota benché ristilizzata, l’altra in cui i Matrix Led compongono la forma a T con tanti piccoli segmenti. Due approcci diversi, invece, [...]

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Una grande griglia a trama diagonale e un frontale chiuso attraversato da un unico, inconfondibile, tratto trasversale. Fari altrettanto identitari grazie al “martello di Thor”, ma in due interpretazioni, una più nota benché ristilizzata, l’altra in cui i Matrix Led compongono la forma a T con tanti piccoli segmenti. Due approcci diversi, invece, per le luci di coda: l’uno con i tipici fari verticali sagomati intorno alla spalla posteriore, l’altro secondo il nuovo stile che caratterizza la sorella minore EX30.

Sono le due grandi Suv a sette posti di Volvo, l’ibrida XC90 e l’elettrica EX90, già analizzate da Auto& Design e ora testate su strada. Ed è proprio osservandole in movimento che le due ammiraglie rivelano espressioni caratteriali assai differenti. A colpo d’occhio la silhouette della elettrica appare più slanciata: la EX90 (Design Story in A&D n. 259) è lunga 5037 mm per un’altezza di 1744 mm, mentre la XC90 misura 4953 x 1773 mm e il loro ingombro in larghezza è rispettivamente 2113 e 2140 mm specchi inclusi.

La XC90 è un grande classico di successo, rinnovato non solo nelle dotazioni tecnologiche ma anche in dettagli che la rendono più attuale, avvicinandola ai tratti somatici dei modelli a trazione puramente elettrica (a rimarcare in particolare le doti della versione T8 plug-in hybrid, che con 70 km di autonomia in modalità “EV” è di fatto un’auto elettrica negli spostamenti quotidiani a breve raggio). Un’evoluzione stilistica che all’esterno si estrinseca nel frontale, con i fari più sottili contornati da un cofano più scolpito, un nuovo paraurti e nuovi parafanghi anteriori.

Ma è soprattutto all’interno che la XC90 si avvicina alla EX90, con un abitacolo rinnovato nei materiali e nell’interfaccia utente. Al suo debutto nel 2015 la seconda generazione della XC90 aveva introdotto uno dei sistemi infotainment più evoluti e intuitivi presenti sul mercato, con l’ampio schermo centrale formato tablet posizionato in verticale al centro della plancia. Ora quel display si fa ancora più grande (11,2 pollici), mutuato direttamente da EX90 ed EX30 e come queste dotato di sistema Android con Google integrato (e quindi con i praticissimi servizi Google Assistant, Google Maps e Google Play). Lo stesso “universo elettrico” votato a una sostenibilità sempre crescente suggerisce anche i nuovi rivestimenti interni della XC90, in particolare il Nordico, tessuto morbido e leggero sviluppato da Volvo Cars costituito da vinile, bottiglie in Pet e sughero riciclati, oltre a materiale organico proveniente da foreste a gestione sostenibile, cosi come da foreste certificate derivano i pannelli degli inserti in legno che rendono l’ambiente confortevole e accogliete, secondo il migliore stile scandinavo. Il lusso, senza l’opulenza.

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INTERVISTA A CHEN ZHENG – GEELY DESIGN FORUM https://autodesignmagazine.com/2025/01/intervista-a-chen-zheng-geely-design-forum/ Mon, 13 Jan 2025 08:16:04 +0000 https://autodesignmagazine.com/?p=68409 L’international Automotive Design Forum organizzato da Geely Design a fine anno è diventato un appuntamento di riferimento per il car design cinese e per l’interno settore a livello mondiale. Dopo l’edizione del 2023 (dal titolo “Good Design is Powerful”, con cui Geely aveva anche celebrato i 10 anni dalla creazione della sua divisione [...]

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L’international Automotive Design Forum organizzato da Geely Design a fine anno è diventato un appuntamento di riferimento per il car design cinese e per l’interno settore a livello mondiale. Dopo l’edizione del 2023 (dal titolo “Good Design is Powerful”, con cui Geely aveva anche celebrato i 10 anni dalla creazione della sua divisione di design), nel dicembre scorso si è svolto allo Shanghai Powerlong Museum il forum “Chinese Design – Global Aesthetics”, dedicato all’impatto che l’estetica esercita sul design automobilistico. Obbiettivo, esplorare nuove strategie di integrazione delle diverse influenze culturali per creare nuovi design in linea con le tendenze globali pur mantenendo una propria unicità.

Molti gli esperti del settore che, insieme al Vice President di Geely Auto Group Chen Zheng, hanno affrontato le tematiche del Forum: designer di fama internazionale (in particolare, Giorgetto Giugiaro, Andreas Zapatinas, Atsuhiko Yamada), docenti delle maggiori università cinesi, esponenti della cultura e della stampa specializzata (inclusa Auto&Design). Ad evento concluso, abbiamo chiesto a Chen Zheng quali conclusioni abbia raccolto dalla giornata.

Qual è il suo feedback sul Design Forum di quest’anno?
Nell’era dei veicoli elettrici intelligenti, l’industria automobilistica cinese sta catturando l’attenzione globale. Il forum di quest’anno, sul tema “Design cinese – Estetica globale”, ha fatto eco a questa tendenza in modo profondo. Il design funge da potente forza per l’elevazione del marchio e da ponte che collega cultura, emozione e valore. Esplorando modi per integrare il patrimonio culturale cinese con elementi condivisi dell’estetica globale, miriamo a infondere nuova vitalità all’innovazione del settore.

Sono emerse delle osservazioni, in particolare, che vi hanno colpito e che lei e i suoi designer terrete in considerazione nelle vostre future attività creative?
Ho trovato le intuizioni di Giorgetto Giugiaro particolarmente stimolanti durante il forum. Nonostante la sua età avanzata, ha sottolineato il ruolo cruciale del coraggio nel rompere le convenzioni e abbracciare l’innovazione. Inoltre, Andreas Zapatinas ha sottolineato come l’innovazione emerga spesso da sfide e vincoli. Sono pienamente d’accordo con questo punto di vista: l’innovazione nasce spesso da quelli che inizialmente possiamo percepire come “errori”. Richiede di uscire dalla nostra zona di comfort, affrontare gli ostacoli e identificare le scoperte all’interno delle regole e dei limiti esistenti, trasformando così l'”impossibile” in soluzioni praticabili.

Abbiamo ascoltato con grande interesse l’ampio lavoro di ricerca sulle radici della cultura cinese che avete condotto insieme alle istituzioni accademiche. Come si combinerà in futuro questo aspetto con la sempre maggiore presenza di tecnologia avanzata a bordo?

I risultati della nostra ricerca sono già ampiamente integrati nei nostri progetti. Ad esempio, abbiamo applicato la filosofia “il design deve essere intenzionale”, derivata dal classico cinese “Zhou Li – Kaogong Ji”, alla Geely Galaxy Starship 7 EM-i. Questo approccio ci permette di integrare perfettamente la cultura e l’estetica cinesi nel design moderno. Mettendo in pratica i concetti teorici, raccogliamo preziosi feedback dal mercato che ci aiutano a perfezionare e migliorare iterativamente il nostro approccio. Questo ciclo continuo di intuizione nella pratica non solo convalida le nostre teorie, ma consente anche un’applicazione più ampia e profonda.

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SUZUKI E VITARA, DOPPIA PERSONALITÀ https://autodesignmagazine.com/2025/01/suzuki-e-vitara-doppia-personalita/ Tue, 07 Jan 2025 05:58:33 +0000 https://autodesignmagazine.com/?p=68215 “Sho-Sho-Kei-Tan-Bi”. Per definire l’approccio progettuale al suo primo modello BEV globale, un marchio così profondamente legato alla cultura giapponese come Suzuki non poteva che esprimere il concetto in lingua madre. Presentando in anteprima mondiale a Milano la e Vitara, il Presidente Toshihiro Suzuki ha infatti spiegato alla platea internazionale che «Sho-Sho-Kei-Tan-Bi significa fare [...]

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“Sho-Sho-Kei-Tan-Bi”. Per definire l’approccio progettuale al suo primo modello BEV globale, un marchio così profondamente legato alla cultura giapponese come Suzuki non poteva che esprimere il concetto in lingua madre. Presentando in anteprima mondiale a Milano la e Vitara, il Presidente Toshihiro Suzuki ha infatti spiegato alla platea internazionale che «Sho-Sho-Kei-Tan-Bi significa fare tutto più compatto, utilizzando meno risorse, più leggero, in modo rapido, con più bellezza. La e Vitara è un modello strategico, una pietra miliare nel nostro impegno per diventare carbon neutral».

Suzuki e Vitara

Lunga e consolidata esperienza per i 4×4
Il concetto da cui ha preso avvio il lavoro del team di design Suzuki in Giappone è “high tech & adventure”, nell’obbiettivo di miscelare la raffinatezza di un EV con la robustezza di un Suv. La tradizione del brand, con la sua lunga e consolidata esperienza di produttore di veicoli 4×4 compatti, è stata fondamentale per impostare il progetto, con un risultato finale inedito ma ben identificabile con l’estetica Suzuki.

Suzuki e Vitara

Design forte con un pizzico di heritage per i Suv
Spiega Kimitoshi Sato, Design manager della divisione Automobile Styling: «All’inizio abbiamo condotto diverse esplorazioni per definire il design esterno e cogliere il carattere giusto della e Vitara». “Emotional Versatile Cruiser” è l’immagine che ha guidato la ricerca. Tra i numerosi sketch della prima fase sono state identificate due proposte poi sviluppate in due modelli in scala, racconta Sato: «Ciascuna proposta era caratterizzata da un tema di design forte, dall’estetica fresca, con la tipica robustezza del Suv e un pizzico di heritage Suzuki».

Suzuki e Vitara

Un frontale fiero e futuristico
Entrambe le ipotesi sono state sviluppate in modelli 1:1, sia virtuali 3D, sia fisici, sino alla scelta di quella definitiva su cui sono iniziati gli affinamenti di dettaglio e l’ottimizzazione dell’aerodinamica, tanto più importante in quanto si trattava di un veicolo completamente elettrico. «Volevamo un disegno che ricordi un animale selvaggio, ma anche ispirato alla dimensione digitale», prosegue Sato descrivendo il disegno molto scolpito del corpo vettura. «Il frontale è semplice, fiero e futuristico, chiaramente Suzuki.

Suzuki e Vitara

Confort in fuoristrada come sull’asfalto
Anche per l’abitacolo è stato seguito il concetto “high tech & adventure”, a rimarcare la doppia personalità di questa vettura fatta per essere guidata silenziosamente su strada così come per affrontare percorsi fuori dall’asfalto. «È un’estetica futuristica e robusta», osserva Sato a proposito della soluzione scelta tra le quattro ipotizzate inizialmente, di cui due sviluppate poi dalla dimensione virtuale al modello fisico. Di bell’effetto sono anche la consolle sospesa e il sottostante vano con illuminazione indiretta, la stessa che si ritrova anche sui pannelli porta.

Suzuki e Vitara

Raffinatezza e outdoor
Mentre l’interno privilegia le tinte scure (nero e marrone, o “total black”), l’esterno è disponibile in sette colori, di cui uno creato in esclusiva per la e Vitara, il metallizzato Land Breeze Green: un’altra espressione della ricerca di raffinatezza unita a quella vocazione outdoor che da sempre caratterizza le Suzuki.

(Articolo completo su A&D n. 270)

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JAGUAR CAMBIA PELLE https://autodesignmagazine.com/2024/11/jaguar-cambia-pelle/ Thu, 14 Nov 2024 15:01:29 +0000 https://autodesignmagazine.com/?p=67704 Dimenticate le Jaguar così come le avete conosciute sinora, le prossime vetture del giaguaro saranno tutte elettriche e soprattutto profondamente diverse. Lo dimostrano queste immagini, che Auto&Design pubblica in anteprima, per una nuova GT a quattro porte che tiene fede a quanto già annunciato dal gruppo JLR con la strategia Reimagine: a partire [...]

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Dimenticate le Jaguar così come le avete conosciute sinora, le prossime vetture del giaguaro saranno tutte elettriche e soprattutto profondamente diverse. Lo dimostrano queste immagini, che Auto&Design pubblica in anteprima, per una nuova GT a quattro porte che tiene fede a quanto già annunciato dal gruppo JLR con la strategia Reimagine: a partire dal 2025, Jaguar si trasformerà in un marchio di lusso completamente elettrico, con veicoli unici e distintivi costruiti su una piattaforma inedita e caratterizzati da un design visionario.

Jaguar Prototype Testing

Prova ne sono queste foto dei primi prototipi camuffati, in cui si osservano dimensioni e proporzioni importanti, con un frontale imponente, un lungo cofano e uno sbalzo anteriore corto rispetto a quello posteriore più pronunciato. I prototipi hanno viaggiato per decine di migliaia di chilometri in test sia virtuali che reali, e presto percorreranno le strade pubbliche di tutto il mondo oltre agli appositi siti di prova. La prima Jaguar “reimmaginata” – il nome non è ancora stato annunciato – sarà costruita a Solihull, nel Regno Unito, e sarà basata su una specifica architettura elettrica chiamata JEA (Jaguar Electric Architecture).

Jaguar Prototype Testing

La prossima fase della trasformazione di Jaguar verrà intanto svelata alla Miami Art Week il 2 dicembre 2024, nella quale avverrà il debutto della Design Vision Concept, una sorta di creazione haute couture che mostrerà la nuova filosofia estetico-formale del marchio. Auto&Design ne racconterà la storia nel prossimo numero, non perdetelo.

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LAMBORGHINI TEMERARIO, DARE FORMA ALL’ADRENALINA https://autodesignmagazine.com/2024/11/lamborghini-temerario-dare-forma-alladrenalina/ Tue, 05 Nov 2024 06:00:12 +0000 https://autodesignmagazine.com/?p=67458 «Siamo qui per creare sogni, stimolare i sensi: diamo forma all’adrenalina». Visitare il Centro Stile Lamborghini è sempre un’esperienza avvincente e l’entusiasmo di Mitja Borkert risulta puntualmente contagioso. Ci accoglie nella sala di presentazione e ci racconta la genesi della Temerario che risale al 2016, anno in cui lui è arrivato alla direzione [...]

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«Siamo qui per creare sogni, stimolare i sensi: diamo forma all’adrenalina». Visitare il Centro Stile Lamborghini è sempre un’esperienza avvincente e l’entusiasmo di Mitja Borkert risulta puntualmente contagioso. Ci accoglie nella sala di presentazione e ci racconta la genesi della Temerario che risale al 2016, anno in cui lui è arrivato alla direzione del Design Lamborghini.

La genesi
Il primo progetto cui ha lavorato con il suo team, racconta, è stato quello della Revuelto, la V12 al top della gamma: «Dovevamo però pensare anche al successore della Huracán, più piccola, garantendo la massima differenziazione tra le due vetture a cominciare soprattutto dal passo, da cui deriva la size impression e che abbiamo definito con i nostri ingegneri. La Temerario non aveva ancora un nome a quell’epoca e non era disegnata in dettaglio, ma abbiamo realizzato un modello di proporzioni che è stato sempre accanto alla nascente Revuelto».

Un nuovo linguaggio di design
Due supercar con missioni diverse, l’una del lignaggio di Countach, Diablo, Murcielago e Aventador, l’altra più “giovane”, erede di Gallardo e Huracán, ma questa volta «interamente Lamborghini sino all’ultima vite», dice Borkert. La Temerario è infatti costruita su un inedito telaio spaceframe in alluminio ad alta resistenza. Per una vettura progettata da foglio bianco ci voleva quindi un nuovo linguaggio di design, «ma inconfondibile», puntualizza subito Borkert, «mi attengo sempre alla strategia che ho dichiarato appena arrivato in azienda: ogni Lamborghini deve essere chiaramente una “Lambo” e incorporare il Dna del marchio, ma deve avere in sé anche l’inaspettato».

I segni simbolici: esagono e Y
Nel Dna del marchio c’è la storia delle Lamborghini supersportive a motore centrale posteriore. Le proporzioni giocano come sempre il ruolo primario, con la silhouette della Countach – a cuneo, con un picco al centro – a fare da base a delle grafiche forti connotate in particolare dall’esagono, qui ben presente nelle luci di coda e nei terminali di scarico. L’esagono è uno dei segni più simbolici e duraturi del design Lamborghini, un riferimento a modelli storici come il concept Marzal, e da cui deriva, per elisione, il segno ad Y impiegato soprattutto nell’ultimo decennio, ne sono un esempio i fari della Revuelto.

“Feel like a Pilot”
Gli interni seguono la strada tracciata dalla Revuelto con la filosofia “Feel like a Pilot”, progettati con grande attenzione all’abitabilità e in particolare all’headroom: «E’ una sportiva che si guida anche in pista con il casco, un punto cruciale perché i designer vogliono sempre che una Lamborghini sia più bassa possibile. Abbiamo quindi scalato tutte le proporzioni per alzare il tetto e ottenere la Temerario perfetta».

Una gamma di oltre 400 colori
La posizione di seduta risulta comunque decisamente bassa, in un ambiente caratterizzato da una plancia leggera impreziosita da elementi iconici. Ancora una volta predomina, dai comandi alle bocchette di ventilazione, l’esagono. Non meno importate è il contributo dell’Art & Color Atelier, il dipartimento del centro stile che si occupa di materiali e colori. E a proposito di questi ultimi, il programma Ad Personam ne offre oltre 400, «siamo i maghi del colore», scherza Borkert, che con il suo team ama spaziare anche ad altri settori quando ce n’è l’opportunità. Lamborghini è cresciuta molto negli ultimi vent’anni, ci sono collaborazioni prestigiose come lo yacht Lamborghini 63 realizzato con Tecnomar e la moto Ducati Streetfighter V4 Lamborghini.

(Articolo completo su A&D n. 269)

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LYNK & CO 02, CUSTOMER-INFLUENCED DESIGN https://autodesignmagazine.com/2024/10/lynk-co-02-customer-influenced-design/ Fri, 11 Oct 2024 12:40:01 +0000 https://autodesignmagazine.com/?p=67070 Sono oltre 6.000 i feedback che Lynk & Co ha raccolto dai suoi clienti per dare forma alla 02, sua prima “full-EV” svelata oggi a Milano. La 02 è una hatchback dalle forme aerodinamiche, disegnata a Göteborg dal global design studio Lynk & Co diretto da Stefan Rosén. «I nostri utenti hanno un'altissima [...]

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Sono oltre 6.000 i feedback che Lynk & Co ha raccolto dai suoi clienti per dare forma alla 02, sua prima “full-EV” svelata oggi a Milano. La 02 è una hatchback dalle forme aerodinamiche, disegnata a Göteborg dal global design studio Lynk & Co diretto da Stefan Rosén. «I nostri utenti hanno un’altissima consapevolezza del design e quindi elevate esigenze di qualità e di esperienza premium, e volevano anche una tecnologia più divertente. Il nostro team di design ne ha tenuto conto fin dall’inizio», racconta Rosén, spiegando che la 02 è inoltre frutto del linguaggio formale Lynk & Co di seconda generazione, basato su quanto espresso con la concept car The Next Day. «La 02 è un nuovo tipo di auto, con un design senza confini, audace e dinamico ma molto spazioso e pratico. Ci siamo ispirati alla moda, alla tecnologia e all’architettura per incarnare lo spirito urbano del “feel electric”. Al centro di tutto ciò che facciamo in Lynk & Co, c’è la semplicità, l’apertura e l’atemporalità».

Lunga 4,46 metri, larga 1,84 ed alta 1,57 (il passo è 2,75 m), la 02 è costruita sulla Sustainable Experience Architecture (SEA) di Geely e dispone di una batteria agli ioni di litio NMC da 66 kWh, che consente fino a 445 km di guida a emissioni zero con una singola carica.

Il design esterno di Lynk & Co 02 è caratterizzato da linee audaci e moderne e da una silhouette dinamica. La griglia è minimalista e dotata di otturatore attivo che contribuisce all’alta efficienza della 02. Una linea di design nitida del concept “The Next Day” attraversa la parte anteriore dell’auto come un fascio di luce, guidando delicatamente lo sguardo lungo il lato del crossover coupé. La parte inferiore presenta un look tecnico con la presa d’aria attiva nera lucida nella parte anteriore, rivestimento laterale a livello del pavimento, ruote futuristiche e robusti passaruota. Al contrario, la sezione superiore emana una sensazione più morbida e incentrata sull’uomo con un posteriore elegantemente affusolato che crea un profilo dinamico, sottolineando che la 02 è più di un semplice coupé.

Nell’abitacolo, il cruscotto a due strati è posizionato in avanti per migliorare il senso di spaziosità della 02. Una linea fluida sulla parte superiore del pannello ricorda l’ala di un aereo, che si estende senza soluzione di continuità per passare alle porte. Il volante ovale ispirato agli aerei continua il tema “aerodrammatico” dell’esterno all’interno. Il punto forte è naturalmente la tecnologia di bordo, con uno schermo HD da 14,5 pollici, forte presenza all’interno dell’abitacolo.

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RENAULT 5, EFFETTO INNAMORAMENTO ISTANTANEO  https://autodesignmagazine.com/2024/10/renault-5-effetto-innamoramento-istantaneo/ Mon, 07 Oct 2024 14:01:35 +0000 https://autodesignmagazine.com/?p=66973 Perché la nuova Renault 5 vista su strada è così attraente a prima vista? «Per le sue proporzioni», ci spiega Gilles Vidal, direttore del design Renault, che abbiamo incontrato a Nizza in occasione del test drive dedicato alla giuria dell’Auto dell’Anno. «Per ottenere l’effetto “innamoramento istantaneo” erano indispensabili anzitutto le proporzioni giuste, ottenute [...]

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Perché la nuova Renault 5 vista su strada è così attraente a prima vista? «Per le sue proporzioni», ci spiega Gilles Vidal, direttore del design Renault, che abbiamo incontrato a Nizza in occasione del test drive dedicato alla giuria dell’Auto dell’Anno. «Per ottenere l’effetto “innamoramento istantaneo” erano indispensabili anzitutto le proporzioni giuste, ottenute grazie al lavoro del nostro team di engineering. Su una vettura così compatta e a propulsione elettrica si trattava di una sfida ancora più impegnativa rispetto a una motorizzazione termica, ma la nostra piattaforma Ampere Small ci consente molta flessibilità».

Il riferimento formale per il corpo vettura lungo 3922 millimetri, largo 1774 ed alto 1498 mm (le ruote posizionate ai quattro angoli della sagoma montano cerchi da 18 pollici per tutte le versioni) viene non solo dalla Renault 5 del 1972, ma anche dalla Supercinque e dalla 5 Turbo, «tre vetture che la gente ricorda», dice Vidal, ma il modo in cui lui e il suo team hanno reinterpretato ogni singolo dettaglio esprime una modernità e un gusto estetico capaci di affascinare anche quel pubblico più giovane che delle storiche R5 non ha ricordi personali. 

Guidiamo una Renault 5 E-Tech Electric Giallo Pop (insieme al Verde Pop uno dei colori ispirati direttamente agli anni Settanta, ma con un effetto glitterato che si scopre solo da vicino, mentre da lontano sembrano vernici pastello) ed è un catalizzatore di attenzione: in tanti si voltano a guardarla, nelle soste i passanti si avvicinano per fotografarsi insieme alla vettura. La guida è piacevolissima, la piccola R5 è maneggevole, precisa nella traiettoria e pronta nei sorpassi, con quattro modalità di guida selezionabili dal tasto MultiSense – Comfort, Sport, Eco e Perso – a loro volta ulteriormente modulabili con impostazioni diverse. Notevole anche l’autonomia offerta dalla batteria da 52 kWh agli ioni di litio con chimica NMC (Nichel Manganese Cobalto) abbinato al motore da 110 kW / 150 Cv: fino a 410 km WLTP.

Ma a fare innamorare ancor prima di averla guidata sono i tantissimi dettagli di stile e l’elenco è davvero lungo, cui si potrebbe aggiungere l’ampio range di accessori con cui personalizzare la R5. Per restare in tema con il numero magico della vettura ne citiamo cinque, riferimenti suggestivi reinterpretati in elementi attuali osservati sull’allestimento Iconic Cinq: l’indicatore di carica luminoso a forma di 5 sul cofano, là dove un tempo c’era la griglia di aereazione asimmetrica; i gruppi ottici tutti full Led (quelli anteriori includono la bandiera francese e quando il conducente si avvicina una “pupilla” strizza l’occhio in una sequenza di saluto luminosa, «era importante dare un’anima alla vettura, farla comunicare con le persone», dice Vidal); il cruscotto digitale rettangolare “a scatola” in stile anni Settanta come le grafiche pop disegnate appositamente per la strumentazione; la plancia a due livelli di fronte al passeggero sellata con impunture verticali in giallo, colore ripreso dal piacevolissimo tessuto 100% riciclato che riveste sedili e pannelli porta anteriori. E per concludere, un vezzo: la leva del selettore di marcia al volante che riprende le sembianze dai rossetti delle marche della profumeria francese di alta gamma. 

Design story nel no. 266 di Auto&Design

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KIA EV3, SULLE STRADE DI SEOUL https://autodesignmagazine.com/2024/09/kia-ev3-sulle-strade-di-seoul/ Fri, 13 Sep 2024 13:50:45 +0000 https://autodesignmagazine.com/?p=66747 In Corea è un po’ più facile riconoscere a colpo d’occhio le auto elettriche pure: hanno tutte la targa a fondo azzurro. La Kia EV3 non ha però bisogno di questo dettaglio per distinguersi su strada. Il suo design – come raccontiamo nell’ultimo numero di A&D nell’intervista a Karim Habib, Senior VP di [...]

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In Corea è un po’ più facile riconoscere a colpo d’occhio le auto elettriche pure: hanno tutte la targa a fondo azzurro. La Kia EV3 non ha però bisogno di questo dettaglio per distinguersi su strada. Il suo design – come raccontiamo nell’ultimo numero di A&D nell’intervista a Karim Habib, Senior VP di Kia Design – la rende un oggetto unico nel panorama delle Suv elettriche compatte. «Siamo stati ispirati da concetti non tipicamente automobilistici prendendo spunto anche da altre discipline, come l’architettura», ci aveva spiegato Habib a Milano in occasione dell’anteprima riservata durante la Design Week.

Kia EV3, sulle strade di Seoul

Dall’Italia siamo quindi andati in Corea per provare la EV3 su strada e scoprire i dettagli del suo design frutto della filosofia Opposites United. Un approccio che rifugge da convenzioni estetico-formali scontate, con cui Kia ha saputo creare una nuova generazione di modelli dal design coraggioso e distintivo, e che è valso al team di Karim Habib il Car Design Award 2024 per il “Best Design Language”.

La EV3 risulta coerente con la sorella maggiore EV9, con cui condivide i principali stilemi caratteristici – in particolare i gruppi ottici ramificati “star map”, il frontale “tiger face”, gli archi passaruote con modanature nere che li fanno percepire più squadrati – ma interpretati in modo originale su volumi ben proporzionati per dimensioni decisamente più contenute: la EV3 misura 4300 mm in lunghezza e 1850 mm in larghezza, per un’altezza di 1560 mm.

Kia EV3, sulle strade di Seoul

A bordo abbiamo apprezzato il disegno moderno e accurato dell’ambiente spazioso, oltre ai materiali – rigorosamente sostenibili – gradevoli alla vista e al tatto, in particolare il tessuto riciclato che riveste la fascia che attraversa la plancia e la morbida rete impiegata sui poggiatesta. Anche in questo caso il design si è ispirato a discipline non automobilistiche, come mostra il bracciolo tra i sedili anteriori da cui fuoriesce un tavolino, pratico in marcia tanto quanto nelle soste, magari durante una sessione di ricarica. Ricarica che peraltro non si impone così di frequente: l’autonomia promessa dalle batterie Nmc è di 430 km per la versione da 58,3 kWh e di ben 605 km per la Long Range con batterie da 81,4 kWh.

Kia EV3, sulle strade di Seoul

Abbiamo provato quest’ultima versione nel traffico, intenso ma scorrevole, di Seoul registrando consumi intorno ai 16,5 kWh / 100 km per percorrere un tratto di circa 50 chilometri, un valore decisamente ragionevole benché i limiti di velocità e i frequenti controlli sulle superstrade che collegano la capitale a Incheon, area del nostro test, non inducano ad accelerazioni eccessive. Il percorso si è rivelato ideale per apprezzare gli Adas con guida autonoma di livello 2 che consente di seguire il veicolo che precede e mantenere la traiettoria senza impugnare il volante: basta toccarlo con due dita per confermare al sistema che il guidatore è vigile.

Kia EV3, sulle strade di Seoul

Ottimo anche il sistema di frenata rigenerativa intelligente i-Pedal 3.0, con quattro livelli di intensità selezionabili da 0 a 3, che immaginiamo promettere molto divertimento di guida in un percorso collinare ricco di curve. Nel traffico abbiamo intanto apprezzato lo Smart Regenerative System, la frenata rigenerativa intelligente 3.0 di Hyundai Motor Group capace di scansionare la strada e intervenire in caso di necessità interagendo con il sistema di frenata rigenerativa.

Kia EV3, sulle strade di Seoul

Un’esplorazione durante la sosta fa apprezzare la EV3 anche per gli aspetti pratici. Oltre al già citato tavolino che si rende disponibile tra i sedili anteriori, i numerosi vani portaoggetti risultano ben ideati. Il volume totale del bagagliaio è di ben 460 litri, cui si aggiungono 25 litri di “frunk”, il vano sotto il cofano anteriore, ideale per riporre il cavo di ricarica o altri oggetti in base alle esigenze di ciascuno. La soglia di carico risulta a filo dell’apertura del portellone, ma al di sotto del ripiano si cela un pozzetto molto capiente. E la funzione V2L, di solito riservata ai Suv elettrici di segmento maggiore, offre la possibilità di alimentare dispositivi esterni.

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